Museo Archeologico Nazionale di Muro Lucano
Nel complesso, organizzato in ampie sale (ex dormitori), é stata edificata nel 1688 la Cappella di San Gregorio per volontà della principessa Tolfa Frangipane, madre di Papa Benedetto XIII. La cappella conserva sulla parete di fondo le originarie decorazioni in stucco e un corridoio aereo archivoltato, costruito nel 1841 dal Vescovo Antonio Gigli, collega il Seminario al Palazzo Episcopale, passando sulla sottostante via pubblica. Nel corso del 1900 il complesso è stato adibito a diverse destinazioni. L’edificio del Seminario Vescovile è stato dato in comodato d’uso alla DRM della Basilicata dalla Curia Arcivescovile di Potenza, Marsico Nuovo e Muro Lucano e grazie alla sinergia prodottasi tra strutture periferiche del MIC, Regione Basilicata e Curia Arcivescovile è stato possibile realizzare questo progetto di Museo, fondamentale per lo sviluppo culturale e il rilancio economico delle aree interne della Basilicata settentrionale.
Il percorso
Il percorso si snoda all’interno dei tre piani dell’edificio, secondo un criterio cronologico e topografico su una superficie complessiva di 980 mq. e comprende cinque sezioni.
- La prima sezione è dedicata al Mestiere dell’Archeologo, allo scavo stratigrafico, alla decifrazione delle storie che la terra racconta a chi cerchi di interpretare il suo linguaggio. È stato ricostruito uno scavo stratigrafico, con gli strumenti dell’archeologo, mettendo in evidenza l’importanza delle relazioni tra i diversi strati del terreno, considerando i reperti contenuti in essi. Una sezione stratigrafica riporta i livelli archeologici diversi pertinenti alle epoche più significative della storia della regione.
- La seconda sezione, intitolata "Dalla Terra alle Genti: I Peuketiantes", illustra i risultati degli scavi archeologici condotti negli ultimi due decenni nell’importante comparto territoriale del Marmo-Platano e, in particolare, nell’antico centro di Baragiano, che ricopriva un ruolo primario nell’organizzazione insediativa in età arcaica con la ricostruzione di un settore della necropoli in località Le Destre.
- La terza sezione, intitolata "Un popolo guerriero: i Lucani" si sviluppa al secondo piano ed è relativa alla definizione dell’ethnos dei Lucani nel corso del IV secolo a.C. su un territorio abitato in precedenza da genti cosiddette nord-lucane, probabilmente identificabili con i Peuketiantes di Ecateo di Mileto. In particolare, sono stati analizzati gli abitati fortificati di Baragiano e di Raia San Basilio di Muro Lucano, con l’esposizione dell’epigrafe del meddix Mais Arrios, le necropoli lucane di Vietri di Potenza e di Savoia di Lucania e il santuario della Mefite di Fontana Bona di Ruoti.
- La quarta sezione è relativa alla romanizzazione del territorio e il titolo, ispirato a un noto passo del geografo di età augustea Strabone, è "... E ora i Lucani sono Romani". Le élites locali imitano modelli di comportamenti politici, sociali e culturali presenti nella città di Roma, qui esemplificati dai monumenti funerari ricostruiti, come quello di Rufus proveniente da contrada Caselle, nel territorio di Muro Lucano (I secolo a.C.) o dal monumento funebre rinvenuto a Vietri di Potenza. Altre epigrafi sono relative a stele e ad are realizzate quali piccoli monumenti funebri per personaggi residenti in villae o vici (agglomerati rurali) dell’area, da Bella, da Balvano, da Vietri di Potenza e da Pescopagano databili fra il I secolo a.C. e il II secolo d.C.
La quinta sezione "Momenti di vita in una villa romana imperiale" è relativa alle trasformazioni del territorio nella media e tarda età imperiale. Un’esemplificazione è la villa-palazzo di San Giovanni di Ruoti, di cui sono stati ricostruiti due ambienti con mosaico, una finestra bifora dell’alzato del secondo piano della grande sala absidata (praetorium). Sono esposti anche reperti provenienti dalle ville dell’alta valle del Bradano, quali quelle di San Pietro di Tolve, San Gilio e Masseria Ciccotti di Oppido Lucano che si sviluppano lungo una delle più importanti strade della regione, il tratturo che collegava la Lucania all’Apulia. Quest’ultima villa ha restituito un importante mosaico figurato con le Stagioni e Aion (il Tempo Assoluto).