domenica 15 novembre 2020

Francesco Guccini: "Ritratti"

Francesco Guccini: "Ritratti"
“Ritratti”, un disco atipico, un disco di Guccini. Nove canzoni, senza perle, ma con momenti di grande fascino.
È da un mese che naviga a vuoto quell'Atlantico amaro
Ma continua a puntare l'ignoto con lo sguardo corsaro
Sarà forse un'assurda battaglia, ma ignorare non puoi
Che l'Assurdo ci sfida per spingerci ad essere fieri di noi
Quante volte ha sfidato il destino aggrappato ad un legno
Senza patria bestemmia in latino, quando il bere è l'impegno
Per fortuna che il vino non manca e trasforma la vigliaccheria
Di una ciurma ribelle e già stanca, in un'isola di compagnia
Lyrics By – Francesco Guccini Music By – Marco Fontana Music By, Lyrics By – Giuseppe Dati
Francesco osserva l’uomo e cerca di carpirne i pensieri e i sentimenti. Guarda il grande esploratore come essere umano non come figura storica
Certo non sai quanto mi commuovi quando dici
parole strane e quasi senza senso a mezza voce,
forse ricordi di attimi felici
persi in un atomo onirico veloce.
Certo non so con cosa o chi sorride quel sorriso;
dicon con gli angeli ma il nostro cielo è quello umano,
un lampo breve che dà luce al viso
accarezzato da questa mia mano.
Questa breve notte lenta si frantuma
ed il nuovo giorno piano sta arrivando,
già sull'est albeggia, non c'è più la luna;
sveglia ti alzi e chiedi: "Cosa stai guardando?"
Forse non sai quando di sonno e di notte sei bagnata
quanto ti ami e quanto siano vuote le parole;
chiedo: "Che sogni ti hanno accompagnata?"
e fuori il giorno esplode al nuovo sole
Bellissimo il testo di “Certo non sai”: “Certo non sai quanto sei dolce e bella quando dormi/ coi tuoi capelli sparsi e abbandonati sul cuscino/ neri e lucenti come degli stormi / in volo al chiaro del mattino” … “Forse non sai quando di sonno e notte sei bagnata / quanto ti ami e quando siano vuote le parole; / chiedo: “Che sogni ti hanno accompagnata?”/ e fuori il giorno esplode al nuovo sole”. La musica, in questo caso, è di Antonio Marangolo (una primizia con Guccini) e accompagna con grazia le parole di questa canzone in bilico tra sogno e veglia.
L'immagine di copertina è tratta dall'opera "L'arciduca Leopoldo Guillermo nella sua galleria di quadri in Bruxelles" di David Teniers del 1647. Olio su tela 104.8 cm * 130.4 cm, Museo National del Prado.
Ritratti, è un disco che parla di persone più o meno famose, di uomini e di donne, di amore e di politica: Ulisse, il Che, Carlo Giuliani, Cristoforo Colombo, la zietta, la moglie, se stesso, ognuna di queste canzoni diventa l'occasione per parlare di storie con il vigore e le urgenze di sempre, il tutto condito da passioni civili, culturali, personali. Guccini è Guccini ed è quasi un dogma, è difficile discuterlo.
Ricordate la fine che fece Bertoncelli...? Lui tira dritto per la sua strada senza pensare al giornalista di turno che lo critica perché suona sempre la stessa canzone, e perché dice cose vecchie di anni e anni, senza fermarsi, e sempre mosso dallo spirito degli anni d'oro.
E boschi e boschi
Cerco attorno a me
Dov'è la terra che non ha barriere?
Dov'è quel vento che ci spingerà
Come le vele o come le bandiere
La tua libertà
Se vuoi
La puoi avere
Ma sono un uomo
uno fra milioni
e come gli altri ho il peso della vita
e la mia strada
lungo le stagioni
può essere breve, ma può essere infinita;
la tua libertà
cercala, che si è smarrita
cercala, che si è smarrita

sabato 7 novembre 2020

La Lauda di Francesco - Angelo Branduardi

Nel presentare un'opera, si sceglie solitamente di raccontare qualcosa sul personaggio protagonista, ma noi non vogliamo.
Non crediamo ci sia nulla da aggiungere sulla carismatica figura di San Francesco, nulla che i nostri cuori non sappiano già.
Possiamo solo sottolineare che quest’opera è semplicemente la storia di un grande uomo e che la scelta artistica è mirata a far vivere un po’ di San Francesco in ognuno di noi.
San Francesco che è prima di tutto un uomo, un uomo straordinario che, con il suo esempio, può far riflettere tutti sulla propria vita.
Francesco che ci fa riflettere su tematiche più che mai attuali: la pace, l'ecologia, la speranza e la solidarietà.
Francesco che è solare, pieno di vita, passionale come un uomo qualunque; che è vittima della rabbia di fronte alle ingiustizie e che si lascia prendere dallo sconforto nel vedere tanta sofferenza; ma che, grazie alla sua fede profonda, non smette di credere di poter cambiare il mondo.
E così ha fatto.
Francesco che, controllando l’“animalità” insita in sé stesso, sceglie la strada della speranza e della compassione.
Francesco che è forte e debole allo stesso momento, innamorato della vita e disgustato dalle sofferenze; Francesco che ama la natura nella sua totalità - positiva e negativa - ed è cosciente di poter vedere la vita anche nel dolore e nella malvagità.
Francesco che è legato da una forte fede con Chiara, una fede per la stessa missione, che li porta a risvegliarsi nella completa contemplazione della vita.
Francesco che è cosciente della sua missione, ma rimane umano nella complicità con i suoi amici-fratelli, come avviene con Bernardo.
Tutto questo vuole essere trasmesso grazie alle inconfondibili e profonde note di Angelo Branduardi che, ancora una volta, si dimostra uno dei più grandi talenti della musica italiana. Grazie alla sua arte, Angelo musica le parole di San Francesco, dando vita ad un valzer di emozioni che rendono i primi testi della nostra letteratura fruibili a tutti e diretti ai nostri cuori.
Le musiche si sposano con una lettura prosaica della vita di San Francesco, tesa a mostrarne il lato umano e attualissimo di uno spirito nobile in lotta con la crudezza che a volte la vita ci mostra.
In scena gli attori saranno chiamati ad interpretare il più difficile dei ruoli: l’umanità.
Si presenta così un opera che può essere letta in tre tempi: musica, recitazione e danza: un connubio di arti per il più naturale dei messaggi, purtroppo spesso dimenticato: l’amore per l’umanità tutta.
Angelo Branduardi (La Stampa):
"Non dirò una parola in tutta l’opera. Farò come i menestrelli antichi che con le loro arpe, i loro liuti o, nel mio caso il violino, facevano da cornice a ciò che accadeva fra i protagonisti di una storia.
C'è voluto un anno, forse un anno e mezzo per mettere insieme tutte le parti che formano quello che trovo un magnifico spettacolo. Durante l’ore e mezza di messa in scena accadono tante cose e anche il territorio religioso, per alcuni impervio e pieno di buche, può diventare un prato verde facile da attraversare.
Mi piace usare questa metafora perché sin dal primo giorno io, il regista, l'autrice dei testi e chiunque fosse coinvolto nel progetto abbiamo voluto che alla base di tutto ci fosse una sola parola: semplicità.”
 

mercoledì 1 luglio 2020

Diana Widmaier Picasso

Diana Widmaier Picasso.jpg
Diana Widmaier Picasso (born March 12, 1974) is a French art historian specialized in modern art, currently living in Paris.
Diana Widmaier Picasso is the daughter of Maya Widmaier-Picasso, daughter of Pablo Picasso and Marie-Thérèse Walter.After a Master degree in private Law (Paris-Assas University), and a Master degree in Art History (Paris-Sorbonne University)—her thesis was about the art market in France in the seventeenth century—she decided to specialize in old master drawings. She worked on several exhibitions in museums (Metropolitan Museum in New York, Institut Néerlandais in Paris), and later became an expert in old master drawings at Sotheby’s in London and Paris for three years.
She is the co-founder with Roy Sebag and Chief Artistic Officer of a 24 karat jewelry company called Menē launched in 2017.
Diana Widmaier Picasso is involved in art organizations: Trustee MoMA PS1, New York (since 2009), Trustee Kunst-Werke, Berlin (since 2007), International Council of MoMA, New York (since 2000), Tate International Council, London (since 2005), Visiting Committee of the Metropolitan Museum of Art for the 19th, 20th and 21st century Departments (since 2008), Member of Performing Art committee of the Whitney Museum, New York (since 2013).
She is also involved in non-profit organizations: Girls Inc. (organization that focuses on giving confidence to girls), Elevate New York (youth development program), Chez Bushwick (organization dedicated to the advancement of interdisciplinary art and performance), Education Through Music (organization that provides instruments and music classes in inner city schools).
She has a daughter born in April 2017.

venerdì 19 giugno 2020

Pia de' Tolomei

«"Deh, quando tu sarai tornato al mondo,
e riposato de la lunga via",
seguitò 'l terzo spirito al secondo,
"Ricorditi di me, che son la Pia;
Siena mi fé, disfecemi Maremma:
salsi colui che 'nnanellata pria
disposando m'avea con la sua gemma".»
Pia de' Tolomei (Siena, ... – Maremma, XIII secolo) è stata una gentildonna senese identificata, secondo una tradizione legata agli antichi commentatori della Divina Commedia, con la Pia citata da Dante nel V canto del Purgatorio.
La sua biografia è stata ricostruita per chiarire la vicenda misteriosa del personaggio del passo dantesco, tramite l'integrazione delle varie informazioni archivistiche disponibili. Essa culminò col presumibile omicidio della nobildonna, scandaloso al tempo della scrittura della Commedia e lungamente restato oscuro, sino a tempi molto recenti.
Nel canto V del Purgatorio, tra i morti che hanno subito violenza e si sono pentiti solo in fin di vita, appare una donna molto dolce, che scambia alcune parole con Dante assieme ad altre anime. Svela di chiamarsi Pia e vuole essere ricordata in Terra per accelerare il suo purgarsi.
Ella enuncia gentilmente e brevemente al pellegrino il luogo in cui nacque, Siena, e in cui fu uccisa, la Maremma. Allude amaramente al suo assassino, il marito, come a colui che, dandole la morte, non rispettò la promessa di indissolubile fedeltà dell'anello nuziale. Pia racconta la sua storia a Dante con una concisione quasi cronachistica, a sottolineare il suo completo distacco dalla vita e dal mondo terreno: tutta l'enfasi di Pia è nel suo «Ricorditi». È l'unica anima nel canto dalla quale traspare un velo di cortesia, chiedendo al poeta di ricordarla tra i vivi, solo quando si sarà riposato dal lungo viaggio. Dopo il tumultuoso crescendo del racconto dell'anima precedente, Bonconte da Montefeltro, il canto si chiude con il tono elegiaco e malinconico dell'appello di Pia.
Quel «Ricorditi di me... » così struggente è diventato uno dei versi più famosi del poema (anche se non è l'unica anima a formulare tale richiesta) ed è permeato di femminile levità, sottolineata dall'uso dell'articolo determinativo davanti al nome («la Pia»), tipico del linguaggio familiare. Pia ha bisogno che Dante preghi per lei, perché sa che nessuno della sua famiglia lo farebbe: lo chiede per accelerare la sua salita verso il paradiso.
Pia de' Tolomei torna nei luoghi che la cantarono: spettacoli a ...
La celebrità di questo passo è però dovuta soprattutto all'alone di mistero che circonda la figura di Pia. L'identificazione con Pia de' Tolomei è stata sin qui accettata, anche se mai documentata in modo decisivo. I commentatori antichi del poema la indicarono subito come una donna della famiglia dei Tolomei di Siena, andata sposa a Nello dei Pannocchieschi, signore del Castel di Pietra in Maremma, podestà di Volterra e Lucca, capitano della Taglia guelfa nel 1284 e vissuto almeno fino al 1322, anno in cui fece testamento. Dallo stesso si rivela il legame politico con la città di Siena. È documentato il suo secondo matrimonio, da vedovo, con Margherita Aldobrandeschi, contessa di Sovana e Pitigliano. In questo vuoto (gli archivi tacciono su chi fosse stata la prima moglie di Nello) fu inserita, forse tendenziosamente, la figura di Pia de' Tolomei.
Nello infatti possedeva il Castel di Pietra in Maremma, dove nel 1297 egli avrebbe fatto assassinare la donna, facendola gettare da una finestra, dopo averla rinchiusa per un po' nel suo castello, forse per la scoperta della sua mai provata infedeltà, forse per liberarsi di lei, desiderando il nuovo matrimonio.
Secondo altri commentatori antichi potrebbe essere stata uccisa per aver commesso qualche fallo (tesi di Jacopo della Lana, l'Ottimo e Francesco di Bartolo); secondo altri ancora, quali Benvenuto e l'anonimo fiorentino del XIV secolo, per uno scatto di gelosia del marito.
Pia come la canto io è un album di Gianna Nannini, pubblicato nel 2007.
Nato dalla collaborazione con la scrittrice Pia Pera, il disco è incentrato sulla figura dantesca di Pia de' Tolomei,  senese come la Nannini e che appare in un breve ma celeberrimo passo della Divina Commedia; preannuncia un musical già presentato durante l'edizione 2007 del Festival di Sanremo.
Ma l’amore, questo amore, marcisce dietro a quella porta. 
Fa sempre freddo, in quelle mura, 
il cielo è chiaro ma la terra resta scura. 
Poi il primo verde, la lunga luce, 
pensa a quei giorni del passato ricordi in fior. 
Dolente Pia, dolente Pia, 
Dolente Pia innocente è prigioniera. 
Col capo chino, la fronte al seno, 
pensa a quei giorni del passato ricordi in fior.
Gianna Nannini, Pia come la canto io, 2007
La fama del personaggio di Pia de' Tolomei è documentata da numerosi libri, alcuni anche monografici, e film sulla sua storia, oltre a un'opera di Donizetti, che ne rinverdì il mito nell'Ottocento, e un'opera rock di Gianna Nannini. Nelle varie opere troviamo versioni differenti sia sulla fedeltà coniugale di Pia (adultera vera oppure falsamente accusata) sia sulla sua morte (perita di stenti, oppure gettata dal marito giù dal balcone, o ancora accidentalmente caduta da esso).
Pia De' Tolomei - Film (1958) - Foto Locandina | iVID.it ...
Pia de' Tolomei pur essendo innamorata di Ghino Perticari, è stata costretta a sposare un nobile di Siena che, quando viene a scoprire il suo amore per l'altro uomo, la fa rinchiudere in una torre.

domenica 5 aprile 2020

#RipercorrendoInsieme: L'eternità e un giorno - Theo Angelopoulos

L'eternità e un giorno (Mia aiōniotīta kai mia mera) è un film del 1998 diretto da Theo Angelopoulos. Pellicola dal carattere allegorico, è interpretata fra gli altri da Bruno Ganz, Isabelle Renauld e Fabrizio Bentivoglio.
Eternite affiche.jpg
È stato presentato in concorso al 51º Festival di Cannes, dove ha vinto all'unanimità la Palma d'oro.
Alexandros, un poeta ed intellettuale greco in età avanzata, è pronto a lasciare la casa sul mare di Salonicco dove ha sempre vissuto, per affrontare un ricovero, forse addirittura definitivo, in ospedale.
Ritrovata per caso una lettera della moglie Anna in cui descrive un giorno d'estate di trent'anni prima, Alexandros comprende di essere giunto a un punto di svolta della propria vita e, complice l'incontro con un bambino albanese immigrato clandestinamente, comincia un viaggio senza meta, unicamente per raccogliere - e far quadrare - sentimenti e suggestioni del passato con la malinconia del tempo presente.
Riconoscimenti 
Premio della giuria ecumenica

sabato 4 aprile 2020

#RipercorrendoInsieme: Come prima, meglio di prima - Luigi Pirandello


Come prima, meglio di prima fu composta nel 1919, forse nel mese di ottobre, da Luigi Pirandello che si ispirò alle sue novelle Veglia, della raccolta In silenzio, e Vexilla regis..., della raccolta Il viaggio.
La commedia fu rappresentata per la prima volta al Teatro Goldoni di Venezia il 24 marzo 1920 dalla compagnia Ferrero-Celli-Paoli e pubblicata dall'Editore Bemporad nel 1921.
Fulvia Gelli ha condotto una vita all'insegna del libertinaggio sino al punto che ha provato ribrezzo per la sua stessa esistenza e ha tentato di uccidersi. Sarà proprio il marito Silvio a salvarla; abbandonato con la figlia per molti anni da lei, diventato nel frattempo un celebre chirurgo, riesce a mantenerla in vita. Durante la convalescenza i due tornano insieme e Fulvia rimane incinta del marito.
In una piccola pensione della Toscana, Silvio incontra l'ultimo amante della moglie, Marco Mauri. Gli ospiti della pensione, come spettatori del dramma, non possono non giudicare riprovevole il comportamento di Fulvia che si mostra sprezzante del marito, che pure l'ha salvata e l'ha ripresa con sé. Invece di mostrare riconoscenza ed amore essa lo disprezza apertamente pur aspettando un figlio da lui.
Ma non per questo Fulvia vuole andare a vivere con il Mauri che, lasciata la sua famiglia, vuole disperatamente tornare a vivere con lei. In realtà essa disprezza tutti gli uomini e il motivo lo dice apertamente in un tempestoso colloquio con il marito e l'amante:
«FULVIA:Vi prego, insomma, di non darvi pensiero di me, nessuno dei due. Quante volte devo dirlo? - Stabiliamo così alla buona. - Ho vissuto per anni, caro mio, giorno per giorno. Mi sono mancate le cose più necessarie; e il domani senza certezza non mi spaventa più. Può passarsi, il destino, tutti i suoi capricci, con me. - Sono cosa sua. (S'accosta al marito e lo guarda con uno strano, orribile ammiccamento di donna perduta.) Anche quei tuoi, sai?
SILVIO (smorendo): Che miei?
FULVIA (ridendo, ma con un misto di pianto...) Mah! quelli che ti passasti quand'ero come una bambina, e mi insegnavi cose che mi parevano orribili! [...] Mi sono divenuti familiari[...] Oh, sai famosa [...] Le ho fatte sapere anche a lui sai? Perciò egli spasima così di me!...»
RAI. 1995 
Regia di Luigi Squarzina 
MARINA MALFATTI: Fulvia Gelli (Flora e Francesca) 
SERGIO BASILE: Silvio Gelli, suo marito 
SELVAGGIA QUATTRINI: Livia, loro figlia 
CARLO CARTIER: Marco Mauri 
WANDA BENEDETTI: La zia Ernestina Galiffi

mercoledì 1 aprile 2020

#Ritratti #Storie #Ieri - Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio (Urbino, 28 marzo o 6 aprile 1483Roma, 6 aprile 1520) è stato un pittore e architetto italiano, tra i più celebri del Rinascimento.
Considerato uno dei più grandi artisti d'ogni tempo, la sua opera segnò un tracciato imprescindibile per tutti i pittori successivi e fu di vitale importanza per lo sviluppo del linguaggio artistico dei secoli a venire, dando vita tra l'altro a una scuola che fece arte "alla maniera" sua e che va sotto il nome di manierismo.
Modello fondamentale per tutte le accademie fino alla prima metà dell'Ottocento, la sua influenza è ravvisabile anche in pittori del XX secolo come Salvador Dalí
Raffaello nasce a Urbino «l'anno 1483, in venerdì santo, alle tre di notte, da un tale Giovanni de' Santi, pittore non meno eccellente, ma sì bene uomo di buono ingegno, e atto a indirizzare i figli per quella buona via, che a lui, per mala fortuna sua, non era stata mostrata nella sua bellissima gioventù». La notizia del Vasari comporta che Raffaello sia nato il 28 marzo (venerdì santo). Tuttavia esiste un'altra versione secondo la quale il giorno di nascita del maestro urbinate dovrebbe essere il 6 aprile, e ciò sulla base della lettera di Marcantonio Michiel ad Antonio Marsilio (confermata dal noto epitaffio, un tempo ritenuto opera di Pietro Bembo e oggi invece attribuito al poeta Antonio Tebaldeo) che sottolinea come la data del giorno e dell'ora di morte di Raffaello, apparentemente coincidente con quella di Cristo - ore 3 del 6 aprile, venerdì prima di Pasqua - corrispondano esattamente con la data della sua nascita. Naturalmente, tutto questo ha il sapore della leggenda e se si può ritenere sufficientemente certo il giorno della sua morte, non può essere così per quello della sua nascita
Nella formazione di Raffaello fu determinante il fatto di essere nato e di aver trascorso la giovinezza a Urbino, che in quel periodo era un centro artistico di primaria importanza che irradiava in Italia e in Europa gli ideali del Rinascimento. Qui Raffaello, avendo accesso con il padre alle sale del Palazzo Ducale, ebbe modo di studiare le opere di Piero della Francesca, Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Pedro Berruguete, Giusto di Gand, Antonio del Pollaiolo, Melozzo da Forlì e altri. Nella bottega del padre, il giovanissimo Raffaello apprese le nozioni di base delle tecniche artistiche, tra cui probabilmente anche la tecnica dell'affresco: una delle primissime opere a lui attribuite è infatti la Madonna di Casa Santi, delicata pittura murale nella casa familiare. Non è noto attraverso quali vie il giovanissimo urbinate arrivò a far parte della bottega del Perugino: non sembra infatti credibile la notizia del Vasari, secondo la quale Raffaello sia stato allievo del Perugino ancora prima della morte del padre e persino di quella della madre. Probabilmente, più che di un vero e proprio apprendistato a Perugia, il ragazzo ebbe modo di frequentare saltuariamente la bottega di Perugino, intervallando l'attività in quella paterna, almeno fino alla morte del genitore: in quell'anno Raffaello ne ereditò l'attività, assieme ad alcuni collaboratori tra cui soprattutto Evangelista da Pian di Meleto (artista quasi sconosciuto agli studi storico-artistici) e Timoteo Viti da Urbino, già attivo anche a Bologna dove era stato a diretto contatto con Francesco Francia
Resurrezione (1501), Museu de Arte, San Paolo
Raffaello si trovava a Siena, da Pinturicchio, quando gli giunse notizia delle straordinarie novità di Leonardo e Michelangelo impegnati rispettivamente agli affreschi della Battaglia di Anghiari e della Battaglia di Cascina. Desideroso di mettersi subito in viaggio, si fece preparare una lettera di presentazione da Giovanna Feltria, sorella del duca di Urbino e moglie del duca di Senigallia e "prefetto" di Roma. Nella lettera, datata 1º ottobre 1504 e indirizzata al gonfaloniere a vita Pier Soderini, si raccomanda il giovane figlio di Giovanni Santi «il quale avendo buono ingegno nel suo esercizio, ha deliberato stare qualche tempo in Fiorenza per imparare. [...Perciò] lo raccomando alla Signoria Vostra»
Nel 1505-1506 Raffaello dovette trovarsi brevemente a Urbino, dove venne accolto alla corte di Guidobaldo da Montefeltro: la fama raggiunta nella sua città natale è testimoniata da una menzione lusinghiera nel Cortegiano di Baldassarre Castiglione e da un serie di ritratti, tra cui quello di Guidobaldo, di Elisabetta Gonzaga sua consorte e dell'erede designato del ducato Guidobaldo della Rovere.
Madonna del Belvedere
Verso la fine del 1508 per Raffaello arrivò la chiamata a Roma che cambiò la sua vita. In quel periodo infatti papa Giulio II aveva messo in atto una straordinaria opera di rinnovo urbanistico e artistico della città in generale e del Vaticano in particolare, chiamando a sé i migliori artisti sulla piazza, tra cui Michelangelo e Donato Bramante. Fu proprio Bramante, secondo la testimonianza di Vasari, a suggerire al papa il nome del conterraneo Raffaello, ma non è escluso che nella sua chiamata ebbero un ruolo decisivo anche i Della Rovere, parenti del papa, in particolare Francesco Maria, figlio di quella Giovanna Feltria che già aveva raccomandato l'artista a Firenze
Raffaello - Il principe delle arti in 3D è il primo film d’arte mai realizzato su Raffaello Sanzio, prodotto nel 2017 da Sky e Magnitudo Film, in collaborazione con i Musei Vaticani. È stato diretto dal regista Luca Viotto, deceduto poco prima della distribuzione del film, all’inizio del quale compare una dedica. https://it.wikipedia.org/
Madonna del Granduca, Galleria Palatina
Predica di san Paolo, cartone per arazzo






domenica 29 marzo 2020

#Ritratti #Storie #Ieri Francesco Lazzaro Guardi

«Spiritoso nell'inventare, sperto nell'architettura, nel contraffare i terreni, nell'espressione dell'aria e dell'orizzonte...lavora eziandio nell'età sua senile in Venezia, ch'ebbe per Patria fortunatamente.»
(dal Catalogo di quadri esistente in casa del Sig. Don Giovanni Dr. Vanelli, 1790) 
Francesco Lazzaro Guardi (Venezia, 5 ottobre 1712Venezia, 1º gennaio 1793) è stato un pittore italiano, cittadino della Repubblica di Venezia.
L'artista, al contrario del Canaletto, non mira, nelle sue pitture, a risultati di nitida percezione, ma propone un'interpretazione del dato reale soggettiva ed evocativa, realizzando immagini di città evanescenti e irreali; raggiungendo a volte una sensibilità definibile pre-romantica, grazie allo sfaldamento delle forme e a malinconiche penombre. Francesco Lazzaro Guardi, figlio del pittore Domenico Guardi (16781716) e di Maria Claudia Pichler, viene battezzato il 5 ottobre 1712 nella chiesa veneziana di Santa Maria Formosa; entrambi i genitori appartengono alla piccola nobiltà trentina di Mastellina in Val di Sole. Il padre muore il 16 ottobre 1716 lasciando la vedova e i figli Gianantonio, Maria Cecilia, Francesco e Nicolò: il primogenito Gianantonio eredita la bottega paterna; la secondogenita Maria Cecilia sposa il 21 novembre 1719 il grande pittore Giovanni Battista Tiepolo.
La prima notizia sull'attività artistica di Francesco risale al 15 dicembre 1731, quando il conte veneziano Giovanni Benedetto Giovannelli cita nel suo testamento quadri eseguiti dai fratelli Guardi; secondo il Morassi, nella bottega del fratello, Francesco apprende "quella pittura illusionistica, cioè tutta a strappi e sfregature a macchie, la quale non indulgeva punto allo studio del disegno in senso accademico e dei volumi ben definiti, per affidare tutto il suo peso agli effetti luministici in un'atmosfera estremamente variata".
Verso il 1735 sarebbe passato nella bottega di Michele Marieschi, pittore di vedute e di capricci, architetto e quadraturista, rimanendovi fino alla sua morte, nel 1743. Al 13 ottobre 1738 risale la prima notizia positiva dell'opera di Francesco Guardi, fornita da don Pietro Antonio Guardi, parroco di Vigo d'Anaunia (Trento), e zio di Gianantonio e Francesco, che attesta la consegna nella sua parrocchia di tre lunette, giunte da Venezia e opera dei suoi due nipoti.

Francesco lavora insieme con il fratello maggiore Gianantonio, a quest'epoca molto più quotato, circostanza che rende disagevole distinguere con precisione, seppure ve ne siano, le opere che gli possono essere interamente attribuite. Viene datata intorno al 1740 la prima opera firmata, un Santo adorante l'Eucaristia, copia parziale e reinterpretata, secondo i canoni di Federico Bencovich, della pala del Piazzetta dei Santi Giacinto, Lorenzo e Bertrando del 1739 nella chiesa dei Gesuati.
Alla fine del Seicento inizia, e si sviluppa per tutto il Settecento, il turismo europeo; nobili e borghesi benestanti, soprattutto inglesi e francesi, visitano l'Italia, culla, con la Grecia, della civiltà occidentale, per formarsi o completare la propria educazione, per acquistare opere e oggetti d'arte e d'antiquariato; gli intellettuali, per approfondire o provare l'emozione della diretta visione di quanto hanno studiato sui libri; Venezia, per l'unicità dei suoi ambienti, Firenze, per l'arte rinascimentale, Roma, per l'arte, le chiese e le memorie classiche, Napoli, la città italiana più grande a quel tempo e la Sicilia, per i templi greci e il suo clima mediterraneo, sono le mete d'obbligo del Grand Tour.
Si apre così un nuovo mercato artistico: si vuole un ricordo di ciò che si è visitato ma anche il monumento, che non può essere comprato, può essere rappresentato in pittura, come una veduta di un luogo urbano o di un paesaggio, che può rappresentare topograficamente il luogo visitato ma può essere anche di fantasia, un capriccio, magari arricchito di rovine architettoniche, così tipiche dell'ambiente italiano del tempo. A Venezia si forma un'importante scuola di vedutisti dove emergono Canaletto, Bernardo Bellotto e il nostro Francesco.
 
Museo Correr. Dal 29 settembre 2012 al 6 gennaio 2013
"Nel corso di una vecchiaia sapiente e visionaria l'artista, attraverso il sentimento del luogo e del tempo, coglie una Venezia appartata e solitaria, dove mare e cielo tendono a unirsi come condizione spirituale: liberatosi dai fenomeni per cogliere soltanto l'essenza, la sua relazione con la città diviene più intellettiva che sensibile. Egli interpreta la luce di Venezia come luce spaziale. cosicché senza luce non esistono né forme né colori.

Sant'Angelo Le Fratte - Pz

Lucania Turistica borgoreporter #spring2024 Sant'Angelo Le Fratte è un comune italiano di 1 316 abitanti della provincia di Potenza in ...