lunedì 11 luglio 2022

#PasseggiArte - Giacomo Balla 1871 - 1958

Giacomo Balla (Torino, 18 luglio 1871 – Roma, 1º marzo 1958) è stato un pittore, scultore, scenografo e autore di "paroliberi" italiano. Fu un esponente di spicco del Futurismo firmando assieme agli altri futuristi italiani i manifesti che ne sancivano gli aspetti teorici.

Figlio di Lucia Giannotti, sarta, e da Giovanni, chimico industriale, appassionato fotografo dilettante. Figlio unico, resta orfano di padre a nove anni, la madre investe tutti i propri guadagni nell'educazione del figlio. Fin da adolescente mostra interesse per l'arte: inizia a studiare il violino, ma abbandona presto la musica per dedicarsi alla pittura e al disegno. Dopo gli studi superiori si iscrive all'Accademia Albertina, dove studia prospettiva, anatomia e composizione geometrica, sotto l'insegnamento di Giacomo Grosso. A seguire frequenta le lezioni di psichiatria e di antropologia criminale di Cesare Lombroso. Si appassiona alla fotografia e frequenta lo studio del pittore e fotografo Oreste Bertieri.

Nel 1891 esordisce come pittore presso la Società promotrice di Belle Arti di Torino, ambiente frequentato dall'aristocrazia e dall'alta borghesia torinese; in questo contesto conosce Edmondo De Amicis e Pellizza da Volpedo.

Nel 1895 lascia Torino per stabilirsi con la madre a Roma dove rimarrà tutta la vita. Qui si avvicina alla nuova tecnica divisionista, diventandone promotore e trovando subito un buon seguito di allievi (tra loro Boccioni, Severini, Sironi). Nel 1904 in Campidoglio sposa Elisa Marcucci, anche lei sarta, conosciuta grazie all'amico Duilio Cambellotti. Dal matrimonio nascono due figlie, Luce Balla (Lucia) (1904-1994) ed Elica Balla (1914-1992).

Nel 1903 espone alla V Biennale di Venezia; è la prima di successive partecipazioni postume.

La sua attività creativa è molto intensa nei primi anni dieci, ispirata dallo stile divisionista, ma a partire dal 1911 esprime nuovi interessi stilistici, entra in una nuova fase di ricerca pittorica tesa a rappresentare il dinamismo, il movimento; traccia su foglio o su tela linee di auto in corsa e altre figure in movimento.

Negli anni della prima guerra mondiale persegue l'idea di un'arte totale, definita Arte-azione futurista. Specialmente dopo il 1916, alla morte di Boccioni (a cui nel 1925 dedicherà l'opera Il pugno di Boccioni), è il protagonista indiscusso del movimento. Totalmente convertito al futurismo, vende tutte le proprie opere figurative all'asta e inizia a firmare le successive con lo pseudonimo FuturBalla.

Nel 1914 firma il manifesto futurista Le vêtement masculin futuriste a cui segue qualche mese dopo l'edizione italiana intitolata Il vestito antineutrale, pubblicazione corredata con figurini e modelli. È un invito ad adottare l'estetica futurista attraverso l'abbigliamento; teorizza e propone di sostituire il vecchio, cupo e soffocante abbigliamento maschile con uno più dinamico, più audace e variopinto, asimmetrico, che rompa con la tradizione e si adegui al concetto futurista di modernità e progresso; un abito che inoltre faccia riferimento alla guerra e renda l'uomo più aggressivo e festoso. Sempre inseguendo l'estetica futurista, trasforma la propria abitazione decorando pareti e mobili in un tripudio di forme dai colori smaglianti.

Ancora nel 1914 realizza i fiori futuristi nel giardino di Casa Cuseni a Taormina; qui, insieme a Depero, è autore anche di molte decorazioni murali.

1914, fiore futurista, Casa Cuseni, Taormina

Nel 1915, ancora con Depero, firma il manifesto Ricostruzione futurista dell'Universo dove teorizza come il dinamismo pittorico e il dinamismo plastico ben si collegano alle parole in libertà e all'arte dei rumori:

«Balla che sul tema del dinamismo meditava già da alcuni anni (il famoso Cane al guinzaglio è del 1912), va al di là di Boccioni: prescinde quasi totalmente dall'immagine visiva per dare l'immagine psicologica del moto. La sua ricerca è prevalentemente linguistica: mira a stabilire un codice di segni significanti velocità, dinamismo ecc. Sono concetti che interessano intensamente l'uomo moderno: concetti che vogliono essere espressi visivamente perché la percezione è più rapida della parola, e che non possono essere espressi tramite segni che implichino riferimenti alla natura, perché debbono esprimere qualcosa di non naturale, di realizzato mediante congegni meccanici.» (Giulio Carlo Argan) wikipedia.org

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